St. Francis' Nursery School

La Nursery è pronta! Incredibilmente in tempo. Manca solo la recinzione esterna, ma non abbiamo né tempo né soldi sufficienti, e il lavoro verrà finito al prossimo viaggio dell'Assos.

Pensavo che l'inaugurazione sarebbe stata qualcosa di banale, che so, forse immaginavo cose tipo un mezzo discorso, il taglio del nastro e poco più.

Di sicuro non mi aspettavo tutto questo fermento...

Viene addirittura il vescovo, e da ieri sono tutti mobilitati.

L'area attorno alla cucina si è trasformata fin dall'alba in un rumoroso, affollato, enorme piano di lavoro. Per terra, donne del villaggio sbucciano, puliscono e affettano indecenti quantità di frutta e verdura. Ieri sera Pietro ha preparato la legna per il fuoco e Rosie ha cominciato a cucinare fin dall'alba, bollendo l'acqua per l'ignassa in una tinozza gigante. Sembra che debba dare da mangiare almeno ad un paio di eserciti. Come sempre, ride. Tutti fanno qualcosa.

Il vescovo arriva in ritardo, con il suo seguito di personaggi. E' simpatico. Non so, sarà il contesto, sarà quel volto africano, sarà l'atmosfera, ma non sembra affatto di avere di fronte proprio un vescovo (per quanto la cosa forse non sarebbe in grado di scuotermi neanche in Italia...).

Il villaggio intero si è riunito in una piccola processione colorata. Father George e il vescovo precedono un serpentone umano di grida, canti festosi e battiti di mani. Le donne sollevano sopra la testa verdi rami d'albero, come si usa fare in segno di festa.

La Nursery aspetta paziente l'arrivo della processione, nel suo bel color Ripple Green nuovo fiammante. Qualcuno ha fatto in tempo a pulire tutto, ammassare mattoni rotti a creare un gradino di accesso e posizionare un bel nastro lucido da tagliare (come da manuale).

Dopo il discorso del vescovo, il taglio del nastro, il posizionamento della targa e la cerimonia del Guestbook la gente del villaggio prende possesso dell'edificio, sparpagliandosi nelle aule.

Allora comincia la vera festa. Uomini e donne danno la propria “benedizione” alla scuola nel loro personale, gioioso modo fatto di canti, balli ed euforia. Ogni stanza risuona della musica improvvisata da mani, mura, legni, bottiglie di vetro e grida. Le donne ballano, saltano e ridono.

Father George dice che “stanno pregando” (mah, sì forse stanno pregando, chissà... Ma qualunque cosa stiano facendo sono bellissimi, ipnotici, spingono i tuoi piedi a muoversi, le tue braccia ad alzarsi...).

Il “banchetto” è stato preparato nella casa dei preti. Il nostro solito tavolo è irriconoscibile, sotto un mantello di piatti, ciotole, scodelle, vassoi, pentole.... La massa calda e pastosa di ignassa ha le dimensioni di una damigiana.

Uno dopo l'altro, in ordine di importanza, ci si avvicina al tavolo e si riempie il proprio piatto fino a farlo scoppiare (l'imbarazzo è constatare che noi dobbiamo servirci subito dopo il vescovo... ehm).

Sister Maureen è arrivata apposta da Moyo, e ha portato un incredibile dolce fatto a cuore, così gonfio e soffice e panoso, che sembra impossibile pensare che possa esser stato fatto qui.

Il vescovo parla italiano, è simpatico (mi ripeto..), ci racconta cose... peccato che tristemente ad un certo punto decida di farci assaggiare la sua “creatura”, il suo orgoglio, il suo nettare prezioso.... ovvero il suo VINO, prodotto dalle suore di Idiofe nel suo orto personale.

Il suo amato liquido rosa sporco è qualcosa che definire “vino” è un'offesa alla decenza. Non ho mai assaggiato niente del genere, un misto fra aceto e succo di frutta acido. Con aggiunta di (molto) zucchero direi. Completamente imbevibile.

Poi capisco perché: è fatto con il frutto della vite americana (!), che pare sia l'unico tipo di vite a resistere a questo clima.

Dopo il primo sorso realizzo di colpo l'entità dell'errore: ho riempito il bicchiere fino a metà. E ora pare proprio che toccherà berselo tutto, visto che il caro vescovo nel frattempo non la smette più di decantare i pregi, il gusto, la qualità, l'impagabile valore di quella meraviglia enologica... E tutti annuiscono, tutti, anche le suore! Sono tutti sinceramente d'accordo: quello è il miglior vino della storia.

Nessun commento: