Lo zen e l'arte di riparare la macchina (ovvero: potenza del fil di ferro)

Devo andare a recuperare la macchina rimasta ferma ieri a Riki. Il solo pensiero mi fa venire i brividi. Prima di tutto perché non sono del tutto convinta che la ritroverò ancora lì...
Anzi, pensandoci bene, la giornata di ieri mi sembra così surreale che non mi stupirebbe tornare sulla collina e non trovare nessuna traccia non solo della macchina, ma neanche della casa di suor Anastasia, né del villaggio.
Ma soprattutto quello che mi atterrisce è il meccanico.
Fra le disavventure più o meno quotidiane, quella di far rimettere a posto la jeep (sempre lei... d'altronde avrà 30 anni...) appena arrivati a Oluko, è stata la peggiore. Nonostante ci fossero ancora Mario e Gianluca ci erano voluti almeno tre giorni di incontri, attese, contrattazioni, discussioni.
Già, perché prima di tutto devi trovare (fisicamente) il meccanico, che non è una cosa banale. Arrivi, aspetti, poi chiedi, e aspetti ancora. Non si sa mai esattamente dove sia, ma sicuramente non c'è. Anche perché ogni volta che gli serve una vite, va al mercato a comprarla (troppo dispendioso tenere una scorta di viti a portata di mano....E se poi non le usa??). Dopo un tempo variabile arriva a passi lenti, ma sicuramente ha molto da fare e non può darti retta. Poi bisogna convincerlo a fare il lavoro, contrattare il prezzo per almeno una mezz'ora e mettere in conto di dover tornare più e più volte a ricordargli qual era la riparazione che doveva fare e il prezzo che era stato concordato (anche se poi ovviamente ti dirà che il tal pezzo di ricambio non era compreso nel prezzo e che ci vogliono dei soldi extra per andarlo a prendere al mercato).
Alla fine, ovviamente avrà risolto il tuo problema solo al 60%.

Questa volta, visto che naturalmente i carri attrezzi non esistono, si tratta di andare in città a recuperare il meccanico (vedi considerazioni di cui sopra), dopodiché:
1.convincerlo a seguirmi fino a Riki in tempi umani, lasciando perdere tutto il resto;
2.contrattare selvaggiamente il prezzo sperando che non si abbuffi della mia disperazione;
3.pregare che abbia con sé tutto quello che gli serve e che non manchi sul più bello chissà quale stupido dado, dovendo così sciropparmi altre due ore di buche fino alla città-e-ritorno;
4.riuscire a ritrovare la casa di Anastasia in mezzo ai campi;
5.sperare che la macchina ci sia ancora;
6.e soprattutto, invocare tutti i santi perché il problema sia risolvibile e non mi debba vedere costretta ad abbandonarla definitivamente.

Incredibilmente, dopo solo un'ora di attesa riesco a recuperare il figlio del meccanico (più giovane, più sveglio e anche un tantino più disponibile, pare). Sembra perplesso, non è troppo convinto... ma alla fine decide di accompagnarmi con una jeep scartocciata presa in prestito per l'occasione.
La casa di Anastasia sembra un altro posto oggi. Silenzio; nessuna traccia di musica, canti, balli, tamburi e bambini urlanti. E noto soltanto adesso che ieri sera abbiamo ballato praticamente sugli antenati di famiglia, amorevolmente sepolti in mezzo all'aia...
Ma la macchina è proprio lì dove dovrebbe essere. La metà è fatta!
Il tipo non perde tempo, si stende sotto e comincia a “visitarla”. Tremo un po'. Mi infilo sotto anch'io.
Lui parla il peggiore inglese che abbia mai sentito finora, ma alla fine, un po' a gesti, ci capiamo: c'è un pezzo rotto, uno stupido piccolo cilindro pieno di asticciole di metallo, che trasmette il movimento all'asse. Come volevasi dimostrare, è ovvio che non ha con sé niente del genere (Certo, che mi aspettavo??? Gli avevo solo fatto una descrizione iper-accurata...)
Panico. E ora che si fa?
Lui mi guarda con occhio vacuo e il solito sorrisetto di chi non capisce affatto perché ti agiti tanto.
Mentre resta lì a pensare al da farsi qualcuno mi fa entrare in casa e mi offre dell'acqua. Con calma, scopro che quella è una casa-famiglia e che una delle parenti di Anastasia accoglie molti bambini orfani e riesce a mantenerli 6 mesi l'anno vendendo la frutta e la verdura che coltiva grazie alla sorgente che ci hanno fatto vedere ieri. Nella stagione secca però non è possibile irrigare le piante a sufficienza e lei mi chiede se possiamo fare qualcosa. Sarebbe sufficiente un semplice impianto di irrigazione ad energia solare per poter mantenere i bambini per tutto l'anno. Prendo nota e aggiungo mentalmente al resto, anche se con poca speranza.
Poi la situazione si sblocca: pare che qualcuno abbia trovato del fil di ferro!
Lì per lì mi sfugge il perché di tanto entusiasmo. Poi realizzo qual'è il “piano”: fissare l'asse di trasmissione con il fil di ferro e tornare fino in città in questo modo... Ottimo direi.
Salto da una buca all'altra come in punta di piedi, la strada sembra lunga il doppio, ma riesco ad arrivare fino ad Arua.
Da qui in poi si tratta solo di tartassare il giovane meccanico perché faccia il suo miracolo. Già che ci siamo, azzardo l'ipotesi di aggiustare anche i finestrini elettrici, che da una settimana sono bloccati a mezz'asta, lasciando entrare nubi di polvere rossa che ci fagocitano i polmoni.
Naturalmente... il pezzo di ricambio per gli alzavetri non solo non c'è, ma si può (forse) trovare solo nella capitale, a 8 ore di macchina da qui.
Non resta che recuperare il fil di ferro da sotto e riciclarlo abilmente come fermaglio per il vetro (che ovviamente da oggi sarà impossibile aprire).

Nessun commento: