In città






In un angolino della mia mente risuonano ancora quelle poche frasi, quel tono ansioso così goffamente malcelato... Mario e Gianluca si erano raccomandati: “Cerca di non usare tanto la jeep quando saremo partiti. E soprattutto evita di usarla in città”.

In effetti, concordavo dentro di me, il caos di Arua è inaffrontabile. Carreggiate invase di persone, capre, carretti, galline, camion carichi di persone e banane, bici che ti schizzano davanti come cavallette, matatu imbizzarriti e strombazzanti... e la maledetta guida a sinistra, che non aiuta.

Il tutto condito da una naturale assenza di semafori e segnaletica stradale decente... nonché dalla mancanza di qualunque tipo di autodisciplina (cioè ognuno fa praticamente come-gli-pare).

Per l'appunto. Mi torna in mente proprio ora mentre, davanti al negozio dell'Indiano, vedo due ragazzi caricare sul soffitto della nostra Cherokee due tubi idraulici di almeno 7 metri di lunghezza l'uno. E' pazzesco quanto sono lunghi. Sporgono davanti e dietro, tanto, troppo. Non so come farò a non travolgere almeno una dozzina di biciclette tornando verso casa...

Dobbiamo comprare i materiali per costruire il bagno della Guestouse e non potevamo chiedere a father George di accompagnarci in città col suo pick-up perché le sue eroiche gomme, dopo chissà quante decine di anni di super-sollecitazioni, hanno deciso di scoppiare proprio ieri. Quindi nulla, tocca guidare. E schivare.

Come se non bastasse, ecco la bella novità: per caricare gli scatoloni di mattonelle dobbiamo andare fino “al magazzino” con la macchina.

Come temevo, ovviamente il “magazzino” è simpaticamente posizionato in pieno centro, nel bel mezzo del mercato. Il che significa quantomeno un pessimo quarto d'ora.

E' difficile tracciare un'immagine del centro cittadino... è un “troppo pieno” che riempie gli occhi e impalla lo sguardo. Ci sono talmente tanti input in ogni più piccolo spazio che il cervello non riesce a scindere le cose l'una dall'altra, e l'effetto è una vertigine caotica.

Strada sterrata, lavori in corso, bancarelle di legno improvvisate, merce varia accatastata in mezzo di strada, sacchetti di plastica rotolanti, cani vaganti, uomini indaffarati e donne stracariche.

E' buffo, mi sento come invisibile. Tutti, indistintamente, se ne sbattono del fatto che io abbia bisogno di passare proprio lì-ora. Continuo a schivare e rimpiango stupita il buon vecchio traffico di Firenze...

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