Un incontro

Sono tornata al ruscello; al tramonto c'è una luce pazzesca. Il profilo delle colline di fronte è interrotto da sagome di donne che camminano lente, tornando a casa con i loro fagotti sulla testa.

Giù al ruscello c'è solo un uomo che fa pascolare la sua mucca, con lentezza implacabile.

Io mi fermo a guardare il sole, in mezzo all'erba, su una catasta di mattoni di fango pronti per essere cotti. Dall'altra parte del ruscello sta scendendo un bambino, sui 4 anni, con la sua tanichetta da riempire. Sta correndo a rotta di collo verso l'acqua. Poi mi vede. E si immobilizza. Io ferma, lui fermo. Rimane a guardarmi così da lontano per un po' di minuti. Poi, pianissimo, solleva una mano e accenna un saluto. Io rispondo. Poi ancora fermi. Dopo un po' un altro ciao con la mano, stavolta un po' più spavaldo. E poi un sorriso. Sorrido anch'io, e di nuovo fermi. Poi, dopo ancora qualche altro minuto di dubbio eccolo, risoluto, che si decide: “Ok, vado!”. E all'improvviso si butta di corsa giù per il sentiero, attraversa il ruscello, risale dalla mia parte e, mordendosi il labbro di sotto, mi viene incontro... Mi tende timidamente la sua piccola mano e, con il sorriso di chi sta vivendo un'esperienza da raccontare, stringe piano la mia, guardandomi fisso negli occhi.

Poi si volta e, con passetto saltellante e soddisfatto, se ne torna verso casa con la sua tanica ancora vuota.


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