Vernici, pennelli & Co.

Proprio accanto alla parrocchia ci sono le scuole pubbliche: Primary e Secondary School.

E per togliere molti bambini più piccoli di 6 anni dai campi e cercare di sviluppare un tipo di istruzione più precoce, l'anno scorso l'Assos ha avviato anche la costruzione di una Nursery School. I lavori sono praticamente finiti, rimane soltanto da imbiancare tutto e da mettere lavagne e vetri alle finestre.

La politica dei progetti curati dall'associazione è quella di cercare il più possibile di dare lavoro alla gente del posto, piuttosto che realizzare qualcosa sfruttando solo le proprie forze. E noi possiamo contare sul viso tondo e sugli occhi furbi di George The Constructor che, oltre ad aver costruito l'enorme orfanotrofio di Redeema, finanziato dall'European Refugee Fund di Londra, ha seguito l'intera costruzione della Nursery di Oluko fin dall'anno scorso. Ma, visto che la filosofia dell'African Time vale doppiamente in campo lavorativo, e visto che noi invece abbiamo una certa fretta di finire tutto in tempo per l'inaugurazione di sabato prossimo, ci autonominiamo imbianchine e, con la scusa di dare una mano, diamo anche una spinta ai lavori.

Lavorare con il gruppo di George è una specie di esercizio zen.... devi imparare a mantenere la calma e a rimuove dal tuo cervello qualunque concetto di “ottimizzazione”. Tu devi solo fare-cose (possibilmente con calma), seguendo il flusso degli eventi e senza farti troppe domande.

Per esempio, è impossibile pensare di pretendere che qualcuno ti dica fin dall'inizio QUANTA vernice è necessaria. Ogni giorno ti sentirai comunque dire: “La vernice non basta....”

Ok, QUANTA vernice devo comprare?”

Oh, mah, boh, 5-6 taniche.... magari 7.....”

Tu ne compri 8, e sicuramente non basteranno.

Ma non pensare di poter semplicemente fare i tuoi calcoli da solo e risolvere la questione... Già, troppo facile: la diluizione viene fatta a caso, per cui quello che oggi ti basta per fare una parete, domani ti può bastare per farne due, oppure un quarto.... chissà.

D'altra parte non è che puoi metterti a dettare legge su come devono essere fatte le cose. Qui fanno così. Punto. E' l'approccio mentale che è diverso, e quando provi a suggerire modi per ottimizzare, ti trovi davanti gli occhi vacui di chi, molto educatamente, sta pensando (senza dirtelo): “ok, ma PERCHE'?”. Giusto, in fondo tu sei l'unico che subisce la pressione di quella cosa chiamata “fretta”... Quindi sei tu a doverti adattare.

Ma “comprare la vernice” significa prendere la jeep, arrivare fino in città buca dopo buca, perdere almeno un'ora e mezzo dall'Indiano (anche se davanti a te non c'è nessun altro cliente...), tornare indietro sempre buca dopo buca, cercare gli imbianchini che nel frattempo sono scomparsi in mezzo ai campi, e perdere una mezza giornata di lavoro...

...African Time.

Arriviamo alla scuola a piedi, la mattina quasi-presto, con una piccola scorta di bambini. Le donne del villaggio ci salutano da una collinetta di roccia nera, lucida e liscia, su cui distendono a seccare una nevicata di radici bianche di kassava, pronte per essere schiacciate e macinate per fare la farina.

Le scuole sono ancora chiuse per le vacanze e i bambini non ci abbandonano praticamente mai, si danno tacitamente il cambio durante la mattinata. Qualcuno ci guarda da lontano, qualcuno ci aiuta spazzando le aule con fronde d'albero, qualcuno accarezza le pareti appena verniciate, imbrattandosi le mani e la faccia di vernice. Ridono.

I più piccoli non sanno l'inglese e comunicano con noi fischiando. Inventano frasi fatte di fischi e aspettano che rispondiamo, ripetendo il suono...

Pensavo di sapermela cavare egregiamente come imbianchina. Ma qui anche passare il rullo è diverso... eheh.

  1. Prima di tutto hai un rullo sostenuto da un ramo d'albero, per cui scordati di poterlo scuotere per sgocciolare la vernice...

  2. Il contenitore della vernice è un catino rotondo (di nuovo, non puoi sgocciolare il rullo, neanche arrotolandolo sul bordo del secchio...)

  3. C'è un solo contenitore per tre imbianchini. Il che significa che tra una passata e l'altra c'è almeno la distanza di mezza aula (e le aule sono mooolto grandi).

E allora come si fa? Tom mi illumina dolcemente: per caricare il rullo di vernice il più possibile (per non dover fare 200 viaggi) senza inzupparlo (perché poi non puoi scuoterlo) devi accarezzare appena la superficie della vernice, né troppo né troppo poco, arrotolando velocemente il rullo, con gioco di polso. Poi devi dimenticare la frenesia delle tue energiche rullate, con cui passavi e ripassavi sopra uno stesso punto, premendo forte contro la parete per far penetrare la vernice anche nei pori più grandi... No, no NO! (leggi: pennellata isterica da italiano isterico...). Qui, magicamente, con una sola rullata fai tutta la parete, dal soffitto al pavimento. Appoggi piano in alto e poi, sempre piano piano, per non spampanare la (troppa) vernice ovunque, vieni giù diritto per 5 metri. Voilà! Ovvio, ci metti il doppio del tempo, ma chi se ne frega? Ti sei stancato di meno e non hai fatto neanche uno schizzo per terra. Piccola grande pigra saggezza...

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