Addis Abeba

Da più di 3 ore sono nelle grinfie del mio vicino di posto.... un anziano etiope, pelle color cuoio e capelli color neve. “Simpatico” ho pensato all'inizio. Poi, via via che mi seppelliva di parole, mezz'ora dopo mezz'ora, ho cominciato a desiderare di saltare giù dall'aereo.

Nessuna via di fuga. Incastrata fra l'etiope da una parte e Raffaella dall'altra. Lei è ripiegata a serramanico e dorme come un sasso da ore, sembra caduta in coma. Io non ho modo neanche di far finta di addormentarmi, perché lui è sveglio e vigile. E proprio non ne vuol sapere di dormire, né di lasciarmi in pace. In compenso ora posso dire di conoscere tutta la storia dell'Etiopia....

Mi spiega anche il perché di tutti quei Rastaman a bordo (sembra quasi di andare in Giamaica più che in Africa...): almeno una volta nella vita tutti i giamaicani compiono Il Viaggio, tornano alle origini, alle radici della loro cultura, in Etiopia. Sono buffi, l'icona classica del perfetto Rastaman, con il loro cappellone largo di lana colorata in testa e i loro occhialoni da sole sulla fronte. Il cappello dev'essere un tutt'uno coi capelli... non se lo tolgono mai, proprio mai. E ascoltano musica tutto il tempo, dondolando la testa pigramente, al ritmo del raggae, perfino mentre ascoltano l'annuncio della hostess.

L'Etiopia dall'alto sembra molto bella. Un immenso altopiano di un colore dorato, secco ma non arido, spoglio ma non brullo... Il tipo mi spiega che sono gli oltre 2500 metri di altitudine a dare quell'effetto. C'è un contrasto fra la latitudine da clima equatoriale e l'altitudine da alta montagna. E il contrasto si sente anche scendendo a terra: guardando l'ambiente, la vegetazione, il tuo corpo si aspetta la botta di caldo africano. Invece no, c'è un vento leggero ma freddo. E' stranissimo...

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