Finito il tamburo, ecco le capre. Le capre qui fanno un verso intollerabile, che ha poco di “animale”. Non è un belato, è un urlo. Assomiglia al pianto di un bambino. Un pianto urlato, straziante. A volte entrano nel corridoio accanto alla camera e se lo fanno tutto di corsa urlando “Svegliaaaaaa”...... E l'unico pensiero è quello di potergli tirare il collo.
E poi i bambini, quelli veri. Arrivano vicino alle nostre finestre con le loro voci accese e ridenti, riempiono le piccole taniche d'acqua, se le caricano sulla testa e tornano lentamente alle loro capanne.
Ma il risveglio più bello è quello che ti coglie nel cuore della notte, quando nei tuoi sogni si infiltrano i rumori di qualche funerale in uno dei villaggi vicini.
Il silenzio assoluto della notte viene risucchiato dal suono di canti e di tamburi. Nel dormiveglia, hai l'immagine nitida di un fuoco in mezzo al buio, con molte persone intorno che cantano e ballano a un ritmo frenetico... C'è una vena di inquietudine, di timore arcaico. Ma anche una forte, fortissima attrazione. Qualcosa che ti prende lo stomaco e vorrebbe spingerti ad alzarti dal letto in punta di piedi, infilarti un paio di scarpe a caso, buttarti fuori nel buio e seguire quel suono fino alla fonte....
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