Un sole già tiepido, un vento leggero che ti fa sentire un tutt'uno con l'erba, e soprattutto il silenzio... Un silenzio corposo, fatto di pace e di assenza.
Il sentiero scende piano verso una specie di piccolo rigagnolo stagnante. Laggiù c'è un gruppo colorato di donne che raccolgono l'acqua, riempiendo le loro taniche con una bacinella. Mi sento improvvisamente intrusa, inadeguata, completamente stonata al contesto, così tremendamente “visibile”, esposta, diversa....
Mi fermo, per guardarle da lontano, ma loro mi hanno già visto. Per un attimo le immagino contrariate, infastidite da quella specie di intrusione nella loro vita, nelle loro abitudini. Invece eccole che si aprono tutte insieme nel più accogliente dei sorrisi... mi salutano con la mano, mi fanno cenno di avvicinarmi. Scendo giù, sentendomi un alieno.
Nessuna parla inglese e la conversazione non può andare molto oltre quelle due frasi messe in croce che ho imparato il giorno prima: “'Ngoni”, “Mamuke”, “Ma ru Claudia i”...
Ma ci capiamo. Vogliono essere fotografate, sono divise a metà tra la timidezza e la voglia di mettersi in posa, rigide e serie, davanti all'obiettivo. E quando mostro loro le immagini, ridono e ridono e ridono... non la smettono più di ridere. Ringraziano e ridono, indicando prima il soggetto in carne e ossa e poi la sua immagine catturata sullo schermo.
Poi mi incammino verso casa insieme a loro, in una lunga colonna di taniche bagnate in bilico su teste fiere...
1 commento:
leggo e rileggo questi bellissimi post e torno a leggere e leggere
Fino ad ora non ho avuto il coraggio di lasciarti due righe
Sei troppo grande, continuerò a legere e rileggere e rileggere
Un abbraccio
angela
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