Messa

Domenica. Se finora siamo riusciti a sfuggire, oggi non c'è verso, tocca andare alla messa per forza. Incredibile, praticamente la mia prima messa! Ma nonostante le perplessità e la levataccia alle 7,30 di mattina, è bello sentirsi parte di questo flusso lento di persone...

Lo spazio davanti alla chiesa è pieno di donne e bambini seduti per terra. Chi mangia canna da zucchero, chi allatta, chi si fa intrecciare i capelli.
Dentro è ancora peggio: un muro di gente. La chiesa è strapiena, roba da far stramazzare di invidia qualunque prete europeo....
Tantissimo colore. Pareti un po' gialle, un po' rosse, un po' verde menta, con una striscia picchiettata (e un po' sbrodolata..) a mano, di almeno un'altra decina di colori diversi. E poi i colori delle persone, delle stoffe, dei turbanti delle donne.
Mario e Gianluca (gli esperti) chissà dove sono. Noi entriamo e ci sediamo, a caso, sulla prima panca con due buchi liberi. Per pura fortuna abbiamo azzeccato il lato giusto: donne a sinistra e uomini a destra, ce ne siamo accorte solo dopo.
Siamo pigiati come sardine. Accanto a me c'è una bambina piccolissima; appena mi vede, così schifosamente bianca, si mette a piangere. Poi decide che forse non sono troppo pericolosa e comincia a giocare affascinata con il mio orologio.
La messa è molto bella, fa un po' strano dirlo, ma è vero. I preti parlano poco e la gente canta molto. Cantano, si muovono, ondeggiano, battono le mani. Ci sono grandi tamburi e uno strumento che sembra un enorme ferro da stiro a corde. E c'è un'intensità speciale nel loro modo di cantare preghiere. Forse perché sono convinti...
E sono gioiosi, trascinanti, potenti. Si avverte un'energia forte lì dentro.
Father George ci risveglia dal torpore mettendosi improvvisamente a parlare inglese e introducendoci alla comunità, per spiegare cosa stiamo facendo ad Oluko. Poi ecco la bella idea di presentarci personalmente uno ad uno, facendoci alzare in piedi in mezzo alla chiesa, nel silenzio generale... Cavolo, non ero preparata a questo! Ci sono un paio di centinaia di occhi puntati verso di noi, pieni di curiosità e di aspettativa. George ci invita sull'altare a parlare. Per fortuna che Raffaella si immola per la causa e, forte del suo migliore inglese, mi solleva da questo impiccio.... Grazie Raffie.

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